mercoledì 15 giugno 2016


…” I bambini hanno bisogno di storie come hanno bisogno di cibo. 
                             Il bisogno di storie è universale”.    
Giuseppe Pontremoli )
                                                                                                            
Imporre le proprie scelte a un’altra persona non è mai una buona pratica quando essa è solo perentoria anarchica  imposizione fine a se stessa, priva di una linea costruttiva, arida, incapace di provocare una discussione che miri ad un esito concreto.
Prescrivere scelte di lettura ai bambini, a mio parere, non è una buona consuetudine; tuttavia, presentare delle proposte che poi offrano la possibilità di parlare dei racconti, di discutere di tutte le  sensazioni, di evidenziare le emozioni e raccontare i  vissuti che essi provocano, penso sia   molto bello e porti a risultati personali e collettivi  più che   efficaci.
Allora,  motivare  i bambini suscitando in essi il desiderio  di  leggere proponendo  racconti, storie appassionanti, presuppone la capacità di comunicare la grande valenza che quella determinata storia custodisce dentro di se. Suggerire  la lettura di un racconto ai bambini della scuola primaria, leggerlo individualmente e poi insieme, è utile per creare quella  complicità unica e feconda che si esterna attraverso la  manifestazione personale di ciò che ciascuno coglie: dal confronto emergono sempre tante varianti che vanno dalle possibilità di cambiamento prospettate nel racconto, all’autoconoscenza, dal senso di libertà che la lettura produce, alla maturazione nelle relazioni.


Cito ancora Pontremoli, giovane maestro elementare che nel suo libro  “ELOGIO DELLE AZIONI SPREGEVOLI”  cosi si esprime :   "…non c’è il Bambino, ci sono i Bambini veri, tanti e diversi: i Bambini ricchi e i Bambini poveri, assediati e abbandonati, quelli che hanno la colf e quelli che hanno l’assistente sociale, alcuni hanno dei fratelli , altri dei televisori, altri fame, altri la puzza sotto il naso. E cosi ci sono i bambini allegri, tristi, noiosi, antipatici, saggi, saccenti, arguti, crudeli, teneri, costruiti, affettuosi, spontanei..”  Io vado a scuola ogni giorno, e poi ne ritorno con il convincimento che quel che più conta sono le storie, non le informazioni e le spiegazioni.


Vorrei porre l’attenzione su due racconti che trovo piacevoli come lettura per le vacanze estive, e interessanti come successivo momento di riflessione comune a adulti e bambini. Auspico che entrambe le storie diventino  strumento   capace di suscitare interrogativi, abbattere barriere e preconcetti, creare   atteggiamenti spontanei   per affrontare con delicatezza  e forza insieme i delicati temi che vengono trattati.
  • ·       La favola di Duck   ( per le prime classi della scuola primaria)
  • ·       Troschi e la favola felina  ( per le classi quarta, quinta e secondaria)


        La favola di Duck”, con le belle illustrazioni di Federica Dubbin è un racconto  rivolto ai bambini       ma leggibilissimo a tutte le età. Duck è un bambino disabile che deve combattere, dal momento           della sua nascita con una serie di imprevisti e cattivi esempi scaturiti dall'ignoranza dei cosiddetti       "normodotati". Nella fiaba illustrata compaiono lo stregone Tetrapà, cattivo e perfido, che si era            impossessato di Duck, lo aveva addormentato e gli aveva tolto la capacità di camminare dal                 momento in cui era nato. Poi appare Speranza, una fatina piccola piccola che stava sempre                  vicina al lettino del bambino, ma ecco che arriva la moglie dello stregone, donna terribile,                    brutta, vecchia e cattiva: il suo nome era Ignoranza e  spingeva le persone a isolare i bambini              speciali come Duck. Altri personaggi  il folletto Sorriso  e la tata Ioiò che si sarebbe occupata di           Duck in seguito a una grave malattia della mamma.






      Una fiaba moderna in cui si avverte  il necessario bisogno  di avere un amico. Melissa, il papà e la mamma si trovano a gestire un delicato problema sin dalle prime pagine del racconto: dovranno aprire le porte della loro casa a un gattino vero. Ma non saranno le persone a farla da padroni in questa storia e pagina dopo pagina lasceranno progressivamente lo spazio ai veri protagonisti. Troschi e Cenerina, accomunati dall’esperienza dell’abbandono, si ritrovano nella stessa famiglia di umani e crescono una piccola armata di felini che non vedono l’ora di raccontarci come si vive a quattro zampe, tra ciotole mal riposte e pericoli dietro ad ogni angolo. A un primo sguardo il racconto si apre a due narrazioni distinte: il mondo degli uomini, fatto di bisogni e desideri e quello degli animali, più difficile e nascosto. Con naturalezza e ironia si cerca di delineare il significato che l’animale riveste nella vita dell’uomo per poi darci l’esatto opposto prendendo le parti dei compagni a quattro zampe. Sono loro i veri protagonisti di questa avventura a cui l’umano cede il passo per lasciarci immersi nel loro mondo fatto di conquiste e rivalse quotidiane. Tenendo a memoria la lezione degli antichi latini, si propone un testo che vive di costanti similitudini per dirci che alla fine dei conti, non siamo poi così diversi dai nostri amici pelosi. Tanto quanto loro lottiamo ogni giorno per la nostra fetta di giustizia e per assicurare il bene dei nostri cari e quando siamo fortunati possiamo contare sui consigli di un amico. Sotto questo aspetto, e tenendo conto di tutto questo, ci troveremo a faticare per distinguere dove inizia il nostro mondo e dove finisce il loro.
d               
                    DUE  PAROLE  SULL'AUTORE  COMINCIANDO DA      UNA SUA CONSIDERAZIONE

    ..." Chi legge i miei libri deve avvicinarsi con lo spirito di chi vuole condividere un percorso e provare emozioni. Accompagnare un ragazzo nel suo percorso di crescita è un meccanismo lento, impercettibile, anche per gli addetti ai lavori. .. La scrittura serve a fissare in modo indelebile dove inizia un percorso, dove termina e soprattutto cosa si è raggiunto. Deve evincersi la fatica compiuta da tutti per raggiungere un obiettivo…”                                             
                                                      Bruno Furcas

     Sono queste alcune espressioni di notevole valore etico e sociale  che ritroviamo in un’intervista  rilasciata da Bruno Furcas  laureato  in lettere moderne da sempre impegnato    nell’ambito del recupero  di adolescenti con problematiche    esistenziali e di devianza.  Scrittore e autore di vari romanzi e  racconti , opera attualmente  nell’ambito dell’integrazione, della  socializzazione di minori in  situazioni di grave svantaggio.
     Furcas auspica un’idea di una letteratura  come strumento efficace  a facilitare il percorso di crescita dei ragazzi; un percorso  complicato e confuso in cui le costanti spesso si alternano,  passando dalla solitudine alla frenesia, dall’essere troppo  remissivi   e sentirsi inadeguati a ciò che si vive intorno , a sentirsi  quasi onnipotenti e imbattibili, dall’accettare la sconfitta come  momento di crescita all’essere incapaci di accettare un rifiuto.
     Una letteratura per ragazzi, quella proposta da Bruno Furcas,  intesa come piacevole compagna di un  cammino abitato da  persone diverse con le quali essi devono saper comunicare,  interagire, apprendere per migliorarsi. Penso che il genere di  lettura che  propone ai bambini e ai ragazzi, sia di grande rilevanza  per aiutarli a   saper affrontare il disagio  che può essere il loro o  dei compagni. Un malessere che  si presenta spesso davanti ai loro  occhi e che non sempre si è in grado di cogliere ; difficoltà non  sempre palesate  da un look non in linea con i canoni del momento,  o da un igiene sconosciuta, ma fragilità  spesso  mascherate ,   messaggere mute    di sofferenze pregresse  dell’anima, dispiaceri  familiari che si consumano silenziosi  per  un lavoro che manca,  per una malattia che trasforma nel fisico e nello spirito, per  atteggiamenti feroci  di uno dei genitori,   per violenze  psicologiche dovute a insoddisfazioni personali, per errori che si  commettono per fragilità che è solo umana.
           










mercoledì 11 maggio 2016




UNA FIABA
PER VIAGGIARE CON LA FANTASIA, CONOSCERE E  MUOVERSI SENZA BARRIERE.
Il povero Geppetto si affaticava a tagliarlo, ma più lo tagliava e lo scortecciava e più  quel naso impertinente diventava  lungo”.
“….Come da patrie lontane viene dato ad ogni uomo un angelo buono che lo segue come un compagno di strada mentre si avvia verso la vita, così le fiabe sono capaci di cogliere i puri pensieri di un’osservazione infantile del mondo, per il modo in cui sono divulgate e per la loro intrinseca natura.

Nutrono in modo immediato come il latte, leggere e gradevoli, o come il miele dolci e nutrienti, senza pesantezza terrestre…”  ITALO CALVINO.

E’ bastata una semplice mostra itinerante allestita nei locali della biblioteca Comunale del paese, per ricordare nella fiaba di Pinocchio  un’ espressione fiabesca capace di  ricalcare i diversi percorsi della vita seguendo  le tracce lasciate dai personaggi con i loro problemi, le loro difficoltà, le ingiustizie che affrontano  e superano.
La fiaba “Le avventure di Pinocchio”,  nasce come racconto a puntate pubblicato sul giornale dei bambini a partire dall’anno 1881 e termina nel 1882 al 15esimo capitolo con l’impiccagione di Pinocchio da parte della losca coppia il Gatto e la Volpe. Pare che i bambini non si rassegnassero a questa fine e chiedessero che Pinocchio tornasse in vita. Così  la pubblicazione riprende per concludersi nella forma conosciuta, nel gennaio 1883 al 35esimo capitolo con la versione nota a tutti.
Un libro per bambini letto anche dagli adulti che lo trovano costruttivo e  educativo  forse perché in fondo, affronta gli stadi della vita, la nascita, la vita infantile, il passaggio dell’adolescenza e l’età adulta
o anche perché ci ricorda come dagli errori si possa sempre imparare, ricominciando a percorrere una nuova strada con più autostima e maturità. 


Potrei definire,  “un incontro spontaneo con la fiaba di Pinocchio”, quello che in sole due ore ha coinvolto i bambini della prima e della seconda ( Scuola Primaria),  suscitando un gradevole apprezzamento in chi, qualche giorno prima, non aveva espresso particolare simpatia nei riguardi di questa storia, definendola TRISTE. 




Un ascolto attento e curioso del racconto letto  da una bimba, ha consentito alla bibliotecaria di poter  interagire con i bambini attraverso  interrogativi che hanno aperto la conversazione colorandola di riflessioni personali , similitudini , racconti di episodi  propri in cui ci si è sentiti un po’ Pinocchio, un po’ Lucignolo, e talvolta anche  un po’ il Gatto e la Volpe.  Mi piace porre l’accento sul fatto che  sono stati semplicemente bravi, specie nel trovare analogie tra Geppetto come padre e il loro papà, così come  con la Fata ritrovata nella figura di una mamma che cerca di salvare il proprio figlio  che sta per perdersi  imboccando una strada solo in apparenza semplice .



Parlare di Pinocchio ai bambini piace tanto. Non è un eroe con la spada che compie azioni  entusiasmanti, avventure capaci di far trattenere il fiato ma è un burattino di legno che sogna di trasformarsi in bambino . Sotto questa “corteccia” c’è  un personaggio profondamente umano,   buono, ingenuo e anche sensibile.  
..”Si mette nei guai con le sue marachelle..” -Dice un bimbo-  E il solo modo che trova per tirarsene fuori è raccontare bugie. –
 Per non essere rimproverato e punito ma, anche per non far dispiacere il “suo babbo”,  persevera in questa sua caratteristica che si manifesta palesemente con la metafora di un naso che si allunga ogni volta che mente:  forse a spiegare ai bambini che gli adulti riescono sempre a comprendere che la menzogna è fisicamente visibile?  Ciascun bambino ha ritrovato in questi interventi ,  un pezzettino di se stesso. 





La figura del Gatto e della Volpe rimane sempre tra le preferite della storia di Collodi, forse  perché  si tratta di animali ma anche per il loro atteggiamento avveduto  e scaltro; simpatici imbroglioni che si approfittano del povero burattino. In diversi piccoli momenti del loro essere bambini, ognuno  rivela essere stato a volte un po’ gatto e altre un po’ volpe.







Non tanti, ma un discreto numero di bambini, ha trovato Lucignolo un “ forte”, un bullo, ha suggerito qualcuno enfatizzando un termine  che ogni volta necessita  precisazioni doverose per impedirne un uso inappropriato. E in effetti, più che un “ bullo”, una cattiva compagnia che non si deve prendere come esempio. 

 
Per fortuna di Pinocchio, c’è il Grillo Parlante..”- Qualcuno ricorda!
Lui che  cerca di metterlo in guardia, tenta di ricordargli che deve essere buono, fare il suo dovere per non dispiacere il padre e per diventare un bravo bambino. 
- Tu maestra, il maestro e la bibliotecaria. La mamma, il papà, il sacerdote, i nonni, gli zii.. hanno specificato.- 







Il momento dedicato all’analisi del grande Mangiafuoco è stato uno dei più edificanti: -“ si è brutto, grosso e con un vocione, ma poi alla fine non è cattivo.”. E’ stato questo il ritratto fatto da un bambino, un profilo interessante che ha dato lo spunto per considerare quanto spesso giudichiamo dalle apparenze, dall’aspetto fisico, dalle diversità che ci spaventano facendoci allontanare dal conoscere come realmente una persona può essere.
E anche in  questa  sintesi abbiamo scoperto quanto e come  i bambini vedano le diversità, in che modo le osservano e le vivono. Stiamo parlando di bambini di una prima e di una seconda elementare  e forse l’approccio è stato più “ pulito” , ingenuo ma sicuramente vero.


Le fiabe: patrimonio della letteratura infantile..
e come diceva lo scrittore Italo Calvino, sono VERE, ossia sono una spiegazione generale della vita.
Nella loro struttura narrativa, permettono di affrontare svariati argomenti sfruttando gli elementi dei sogni, dei desideri e delle emozioni.
La fiaba è uno strumento universale d’interculturalità intesa come mezzo attraverso il quale il bambino può giungere alla conoscenza del mondo e interpretare la realtà che lo circonda.
Attraverso la fiaba  possono essere espressi i valori imprescindibili custoditi nella cultura di un popolo aiutando a capire  che dallo scambio di culture diverse si può trarre  un arricchimento  senza rinunciare alla propria identità culturale.
Infatti, educare all’interculturalità  significa prendere come punto di riferimento la propria cultura per confrontarsi con le altre  e ricevere nuove condizioni.
Molti racconti fiabeschi esprimono l’esaudimento dei desideri degli uomini, i quali, dopo aver superato gli ostacoli che la vita presenta, vorrebbero vivere felici e contenti.

Leggere una fiaba ci porta un po’ a pensare che in fondo la vita non è sempre così difficile da affrontare e allo stesso tempo ci induce a scoprire quante potenzialità ciascuno di noi possiede, in misura e qualità diversa, che, al momento giusto ciascuno sfodera   per riuscire a far fronte alle intemperie della vita. Nel vivere quotidiano, la conoscenza della fiaba può aiutare adulti e bambini a sviluppare una buona capacità di equilibrio trovando in essa le giuste motivazioni   per affrontare situazioni di paura, di inadeguatezza, di solitudine, mancanza di autostima, sconfiggere stati di ansia: conquistando tale equilibrio, i vari aspetti della personalità, affettivo, cognitivo, linguistico e sociale si svilupperanno in maniera armoniosa.
Le fiabe hanno un po’, uno scopo terapeutico, quasi un  aiuto  a non farci sopraffare dalla disperazione, perché si può sempre trovare una via d’uscita ; la vita  dà sempre altre opportunità.

lunedì 21 marzo 2016


ASCOLTANDO  STORIE DIFFERENTI

”I nostri studenti, “ quelli che vanno male”, ( studenti ritenuti senza avvenire) non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulati su un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso. Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il fardello e pelato la cipolla. Difficile spiegarlo, ma spesso basta solo uno sguardo, una frase benevola, la parola di un adulto, fiduciosa, chiara ed equilibrata per dissolvere quei magoni, alleviare quegli animi, collocarli in un presente rigorosamente indicativo.
Naturalmente il beneficio sarà provvisorio, la cipolla si ricomporrà all’uscita e forse domani bisognerà ricominciare daccapo. Ma insegnare è proprio questo: ricominciare fino a scomparire come professori. Se non riusciamo a collocare i nostri studenti nell’indicativo presente della nostra lezione, se il nostro sapere e il piacere di servirsene non attecchiscono su quei ragazzi, nel senso botanico del termine, la loro esistenza vacillerà sopra vuoti infiniti…..”

Daniel Pennac  ( Diario di scuola)

UN APPROCCIO UTILE A TUTTA LA CLASSE:
ASCOLTO ATTIVO, COMUNICAZIONE EMPATICA.

Aldilà degli aspetti specifici trattati nel Convegno  che il nostro Istituto Comprensivo ha avuto il piacere di ospitare, relativo alla capacità inclusiva di una scuola aperta all’adozione, svariati e interessanti sono stati i suggerimenti e le indicazioni emersi per  una ricaduta  efficace all’intero gruppo classe. Il principio della ricchezza delle diversità è sempre una costante nel processo educativo affettivo che gli insegnanti affrontano ogni giorno.
 La consapevolezza  delle diversità di cui ciascun bambino è portatore, penso  sia l'atteggiamento  che più di ogni altro dovrebbe caratterizzare l' insegnante. 
   Ogni bambino  nutre il bisogno di essere ascoltato, accolto, accettato, creduto e guidato : a conquistare l’ autostima laddove è inesistente, o  a modularla se si presenta attraverso atteggiamenti di forte presunzione.   Non mancano   i momenti in cui si deve essere capaci di intervenire per regolare la confusione emotiva che anima  tanti bambini all'interno del gruppo,  quella confusione che compromette spesso le competenze cognitive di base come l’attenzione, la memoria, la percezione, il linguaggio oltre a manifestarsi in comportamenti di disagio.
Le emozioni influenzano tutte le capacità della persona e sono esse stesse, relazioni con gli altri.
“L’ emozione  non si censura, è un movimento dell’anima e del corpo quindi  un vero atto vitale; dare un nome a ciò che si prova aiuta a darne un senso comunicabile e condivisibile..”
                                   
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…” Insegnare  e apprendere , un binomio che è una relazione in cui si bilanciano sia le emozioni del bambino che quelle degli insegnanti..”
…”quando ognuno riesce a sentirsi nei panni dell’altro, allora si realizza l’incontro…”
…”capire il punto di vista degli altri, è una vera conquista..”
…” raccontare, raccontarsi, ascoltare, ascoltarsi, dire assieme, confrontarsi, imparare..”
                            
  • se ascolto dimentico
  • se guardo ricordo
  • se faccio imparo                                        

                                              ALLORA:

  • saper guardare
  • saper vedere
  • saper ascoltare


Questi sono solo alcuni  punti di forza che  ho colto nel momento di formazione, confronto e  ascolto di strategie concrete per il benessere di tutti gli alunni e che   ritengo attuabili e auspicabili  per una didattica inclusiva a trecentosessanta gradi.


ALCUNI INTERESSANTI LETTURE  PER I PIU' PICCOLI MA CON PREZIOSI SUGGERIMENTI PER  I PIU' GRANDI

Siamo nel mondo dei pinguini: la mamma si arrabbia improvvisamente e sgrida il bambino pinguino che si spaventa. Lo spavento è talmente grande che il corpo del piccolo pinguino si disfa: la testa vola nell'universo, il corpo si tuffa nel mare, le ali vanno a finire nella giungla e corrono finché arrivano nel deserto. Il viaggio termina quando la mamma riesce a raccogliere tutti i pezzi del figlio e cucirli insieme. Età di lettura: da 3 anni.


Roberto ha passato una bruttissima giornata: appena arrivato a casa risponde male al papà e non vuole mangiare gli spinaci. Che rabbia! Ma quando la Rabbia si materializza, Roberto comprende quanto può essere dannosa... Età di lettura: da 3 anni.


C'è un bambino nascosto e spesso perduto negli adulti che può risvegliarsi improvvisamente, senza che se ne rendano conto, condizionandoli nei comportamenti e nelle relazioni affettive importanti, in modo particolare nel rapporto con i figli. Forse nel desiderio di evitare ai figli fatiche eccessive, a volte i genitori spianano loro troppo la strada, impedendogli così di confrontarsi con le difficoltà che invece aiutano a crescere e a maturare. Altre volte si attendono da loro quei successi che sono mancati a loro stessi impedendo lo sviluppo della personalità dei figli. Il volume continua l'itinerario intrapreso dalla psicologa Alba Marcoli che, avvalendosi di favole scaturite da reali storie, fa prender coscienza su alcuni atteggiamenti degli adulti, spesso retaggio del fanciullo che sono stati e di problematiche ancora irrisolte.

mercoledì 11 novembre 2015


In questo momento storico - ha dichiarato Anthony Lake, Direttore generale dell’UNICEF - tutti noi abbiamo la responsabilità di trovare nuove strade per affrontare le sfide che non abbiamo ancora vinto, per raggiungere i bambini che non siamo ancora riusciti a raggiungere”.

20 NOVEMBRE:
§  GIORNATA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DEI BAMBINI

  •    DIRITTI E   FAIR PLAY

“LIBERI TUTTI”!

10 SCRITTORI RACCONTANO I DIRITTI DEI BAMBINI

Dieci scrittori , dieci illustratori, dieci favole moderne per raccontare l’essere umano come soggetto di DIRITTI.
Il 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza  per ricordare il giorno in cui nel 1989 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò il trattato sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Ricordare questa data con iniziative e attività nelle scuole, significa rendere i ragazzi e le famiglie consapevoli del rispetto che si deve al bambino il quale è il soggetto di quei Diritti  e in quanto tale deve essere messo nella condizione di comprenderli appieno; nonostante vi sia un generale consenso sull'importanza dei diritti dei più piccoli, ancora oggi molti bambini e adolescenti, anche nel nostro Paese, sono vittime di violenze o abusi, discriminati, emarginati o vivono in condizioni di grave trascuratezza.
Sin dalla scuola dell’Infanzia è utile comunicare ai più piccoli i principi sanciti dalla Convenzione sui Diritti dell’ Infanzia e dell’Adolescenza, attraverso parole semplici, disegni e illustrazioni accattivanti.
Per dar voce ai bambini e ai loro diritti  spesso violati10 scrittori e 10 illustratori hanno dato vita a 10 piccoli racconti, basati simbolicamente sui 10 principi fondanti della Convenzione, per rimarcare il valore della rispettabilità dell'uomo fin dai primi anni di vita, quella che si può onorare soltanto attraverso un’attenta e concreta vigilanza  e con l’opera responsabile di noi adulti affinché i diritti dei bambini siano riconosciuti e tutelati in ogni circostanza.

            I pensieri di Niccolò Ammaniti, Silvia Avallone, Andrea Bajani, Alessandro Bergonzoni, Piero Colaprico, Luigi Garlando, Paolo Nori, Valeria Parrella, Roberto Piumini, Sandro Veronesi insieme ai disegni di Francesca Bazzurro, Mara Cerri, Giovanni Da Re, DECO, Dem, Chiara Dattola, Massimo Giacon, Marina Girardi, Giuseppe Palumbo, Giovanni Schilla e la prefazione di Antonio Faeti, sono divenuti parole, e poi racconti veri che     sviluppano dieci articoli della Convenzione esortando  ad assicurare al più presto questi diritti primi per arrivare al riconoscimento di tutti gli altri, ugualmente imprescindibili per la formazione dell’essere umano.

Ho preso alcuni stralci dalla prefazione di Antonio Faeti, scrittore, saggista, accademico, pedagogista, pittore e illustratore italiano, titolare della prima cattedra di Letteratura per l'infanzia in Italia, ma merita di essere letta integralmente.

IL DIRITTO A DANTE
Ho fatto il maestro per tanti anni, bambini, così non c'è dubbio che dovrei essere capace di usare un linguaggio adatto a voi, per farmi capire davvero...Però è l'argomento che è difficile, perché i diritti sono una cosa molto complicata, per parlarne bisogna trovare la parole giuste... [...] l'unico modo per far valere i diritti è parlarne. [...] Solo i grandi scrittori per bambini si sono preoccupati di raccontare la tubercolosi dei bambini nelle miniere, la fame negli orfanotrofi, le frustrate nei collegi, le malattie nelle botteghe, le prepotenze degli adulti contro i bambini... C'è anche oggi, bambini, un solo modo sicuro per difendere davvero i diritti: è quello di leggere tutti, ma proprio tutti, quelli che si chiamano i "classici per bambini". Perché imparando a conoscere Tom, Alice, Jim, Kim, Jo, Oliver, Pel di Carota, Remigio, Nemesek, Huck, Giannino... e tutti gli altri si imparano tante cose su vite, sofferenze, ingiustizie, mancanze, prepotenze...

ECCO  I  TITOLI   DEI  DIECI   RACCONTI


·       Mario, un'occasione:     Valeria Parrella, DECO 
Art. 2:  UGUAGLIANZA.   Tutte le bambine e tutti i bambini del mondo hanno gli stessi diritti. Non ha importanza il colore della pelle, la religione, se sono poveri o ricchi.

·       Down:     Sandro Veronesi, Massimo Giacon 
Art. 24SALUTE.   Hai diritto alle migliori cure mediche, a bere acqua potabile e a vivere in un ambiente salutare.
…” ho guardato quella bambina Down cercando una vera differenza con mia figlia e non l’ho trovata”..
…” non era per nulla diversa da mia figlia. Nemmeno nell’aspetto, nei colori: era solo questione di quel taglio degli occhi- la differenza stava tutta lì..”


·       Sulla macchina veloce,   Roberto Piumini, Marina Girardi
Artt. 28,29: ISTRUZIONE.  Hai diritto a un’istruzione di qualità.
..”  tutto corre intorno a me, non c’è tempo per vedere, non c’è  il tempo dei perché, non c’è tempo per sapere…”
…” No, papà: lì c’è una scuola, puoi fermarti, scendo lì…”

·       L'isola del naso: Luigi Garlando, Giovanni da Re 
 Art. 31GIOCO E TEMPO LIBERO. Hai il diritto a giocare , fare sport e avere tempo libero per divertirti.
…” dal momento che il pallone regolava tutta la vita dell’isola, una cosa sola era più importante del campionato: vincerlo…”


·       Un bambino Paolo: Paolo Nori, Giovanni Schilla 
Artt.7,  8:   IDENTITA’. Hai  diritto che il tuo nome sia iscritto all’anagrafe e ad avere una nazionalità.
…” gli avevano messo in mano un fucile uguale identico a altri duemila fucili…”

·       Sara gioca solo con i gatti: Silvia Avallone, Chiara Dattola 
Art. 12: PARTECIPAZIONE. Hai diritto a esprimere la tua opinione, a essere ascoltato e a sceglierti gli amici.
..” credeva di essere troppo bassa, troppo lentigginosa, credeva di essere troppo selvaggia per giocare con loro…”
..” Da quel giorno i bambini a scuola non presero più in giro Sara..”

·       Agente patogeno di giorno e guardia giurata di notte: Alessandro Bergonzoni, Francesca Bazzurro 
Art. 23: DISABILITA’. Hai diritto a un’istruzione e a cure speciali se hai qualche disabilità.
..” io non mi arrendo né davanti a sua evidenza né davanti alla scienza..”
…” non indovinò mai chi era ma tutti e due continuarono a immaginare, immaginare e immaginare fino a curare chi non crede..”

·       Il campo piccolo: Andrea Bajani, Mara Cerri 
Art. 30: MINORANZE. Hai diritto a praticare la tua religione, la tua cultura e a parlare la tua lingua.
   …” i patti erano chiari: prima la partita e poi la messa. Niente messa, niente partita.

·       Tre giorni e tre notti: Piero Colaprico, Giuseppe Palumbo 
Artt. 3,6,9,19,20,25:   PROTEZIONE. Hai diritto a ricevere cure speciali, aiuto e a essere protetto.
..” l’avevano messo a dormire e mangiare in un posto che non era una prigione, solo che non poteva uscire..”

·       Le visciole: Niccolò Ammaniti, Dem
Art 27:  NUTRIZIONE. Hai diritto ad avere cibo, vestiti e un posto sicuro dove vivere.
…” quelle di Natalizzi erano grandi con la marmellata scura… visciole”…
        …” la signora Adriana l’afferrò con due mani e guardandosi intorno sospettosa diede un morso deciso al dolce..”


SPORT:  diritti e Fair play
L’espressione inglese Fair play, che significa “gioco leale”,  viene oggi sempre più adoperata per sostenere l’importanza di un comportamento corretto e rispettoso degli altri  e delle regole, nelle competizioni sportive .
L’UNESCO, nel 1992 ha elaborata la CARTA DEI DIRITTI DEL RAGAZZO NELLO SPORT, successivamente ripresa dalla Panathlon International.
Anche nell’ambito sportivo, oltre alla conoscenza e al  rispetto delle norme, i ragazzi hanno dei Diritti Fondamentali che vanno salvaguardarti  in quanto dall’assolversi di essi, scaturiranno poi  gli inevitabili doveri
1. Diritto di fare dello sport: ciò vuol dire che se un ragazzo desidera avvicinarsi alla disciplina sportiva di sua scelta, l’adulto non può negargli questa possibilità, ma deve offrire al giovane le condizioni che più si adattano al suo livello. Quanti ragazzi obesi, poco abili, caratteriali o indisciplinati sono stati così allontanati dallo sport?
 2. Diritto di divertirsi e di giocare: si tratta di rispettare il modo in cui si gioca a questa età, dove si inventano magari regole personali di gioco, tanto per cambiare, dove i ritmi di lavoro sono diversi, dove si è spesso alla ricerca dell’aspetto ludico. Sovente quando un ragazzo abbandona lo sport a 12-13 anni lo attribuisce alla troppa serietà dell’ambiente sportivo e alla noia che prova durante gli allenamenti. Ed è bene qui ricordare che nell’origine stessa della parola "sport" (dal francese antico "desportes") c’e’ la nozione di divertimento.
 3. Diritto di beneficiare di un ambiente sano: oggi, nello sport di competizione, la lotta al doping e la promozione del fair play sono obiettivi comuni alla grande maggioranza delle federazioni sportive. Questi sono comportamenti che si imparano da giovani e che un ambiente sportivo "sano" deve insegnare.
 4. Diritto di essere trattato con dignità : il ragazzo non è un essere inferiore e l’autorità non è quella dell’adulto che urla, punisce, minaccia. Lo sport a livello giovanile non dovrebbe essere fonte di frustrazione e di delusione ma di piacere e di progresso e spetta dunque all’adulto creare le condizioni favorevoli all’ottenimento di questi obiettivi.
5. Diritto di essere accompagnato e allenato da persone competenti a seguire allenamenti adatti alle proprie possibilità: bisogna riconoscere che chi si occupa di giovani lo fa investendo tempo e volontà, sovente senza domandare nulla in compenso; ciò non toglie tuttavia che egli deve formarsi , conoscere i principi dello sviluppo fisiologico e psicologico onde evitare grossolani errori. Purtroppo c’è ancora la tendenza da parte delle società sportive di affidare atleti giovanissimi ad allenatori poco competenti, con risultati ovviamente poco soddisfacenti sia dal punto sportivo che educativo.
6. Diritto di misurarsi con giovani di pari forza: è senz’altro interessante per il giovane essere confrontato all’insuccesso nello sport; tuttavia, se egli viene costantemente messo a confronto con avversari che non hanno le sue stesse probabilità di successo, la sua esperienza potrà essere quella o di sentirsi impotente o di sentirsi imbattibile, ciò che non è molto utile dal punto di vista educativo.
 7. Diritto di partecipare a competizioni adatte: esistono esempi positivi di come si possa rispettare questo diritto. In molti sport infatti si sono introdotte competizioni specialmente rivolte ai giovani (mini-tennis, minibasket, mini-calcio, ecc...) gare dunque più consone alle caratteristiche spazio temporali del bambino e del ragazzo.
8. Diritto di praticare il proprio sport nel pieno rispetto delle norme di sicurezza: abbiamo potuto constatare troppo spesso che incidenti evitabili o lesioni da sovraccarico di lavoro accadono in allenamento, a causa di negligenze dell’adulto. Bisogna tuttavia riconoscere che in questi ultimi anni molto si è fatto in questo ambito (adattamento delle infrastrutture, consigli medici, stretching).
9. Diritto di disporre del sufficiente tempo di riposo: ciò significa proporre un programma di allenamento ben equilibrato e che consenta momenti di recupero. Questo vuol dire anche che nei periodi di congedo scolastico l’allenatore rispetta la necessità di riposare oltre il fisico anche la mente e non impone una quantità eccessiva di allenamento.

10. Diritto di non essere un campione: il ragazzo va considerato non solo in virtù di una buona competenza sportiva e di una qualsiasi eccellenza dei suoi risultati, ma anche e soprattutto con i suoi limiti e la sua inesperienza. Ma ha anche diritto di essere un campione, se il giovane ne ha il talento e la voglia, a condizione che non serva unicamente ad appagare l’ambizione dei genitori, allenatori o dirigenti

martedì 27 ottobre 2015



Lunedì 26 -  sabato 31 ottobre 2015
SETTIMANA DI  PROMOZIONE ALLA LETTURA NELLE SCUOLE

MOMENTI INTERESSANTI DI LETTURA AD ALTA VOCE


Un’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca attraverso la Direzione Generale per lo Studente e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo attraverso il Centro per il libro e la lettura. 


LETTURA, occasione di crescita
Nel citare i dati allarmanti del rapporto di Save the Children «Illuminiamo il futuro» sulla povertà cognitiva di bambini e adolescenti privati delle necessarie occasioni di crescita, formazione e sviluppo del pensiero e accostandoli alle statistiche desolanti sulla carenza di lettura in Italia, Montroni, Presidente del Centro del Libro e della Lettura, ha ribadito che 

«non aiutare i ragazzi a leggere di più significa di fatto privarli di un futuro» e che «queste lacune non si ripercuotono solo sulla vita del singolo individuo, ma inficiano lo sviluppo dell’intero Paese». «Se noi saremo bravi a trasmettere la passione per la lettura ai ragazzi, saranno loro, poi, a fare tutto il resto, a condividere questa passione in famiglia e con gli amici».


Numerosi i protagonisti del panorama istituzionale e culturale italiano che hanno già confermato la loro collaborazione per valorizzare questo importante momento di crescita: la Presidenza del Consiglio dei Ministri; il Ministero degli Affari Esteri, l’ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani; la SIAE: la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura; la Fondazione Maria e Goffredo Bellonci; la Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna; il Coordinamento delle Associazioni di promozione della lettura; la Coop Adriatica; RAI Fiction e il Corriere della Sera che, già impegnato l’anno scorso con lo Speciale #unamoredilibro, per questa seconda edizione lancia la campagna social #unlibroper2.

APPUNTAMENTI
interessanti i  momenti di lettura ad alta voce in classe volti a coinvolgere i bambini e i ragazzi   per la discussione dei contenuti di quanto viene letto.
Diversi gli  incontri e reading in giro per l’Italia,con la partecipazione di Nando Dalla Chiesa, Marcello Fois e Piergiorgio Odifreddi); gli organizzatori hanno messo a punto tutta una serie di collaborazioni e appuntamenti: il 26 ottobre, intanto, verranno rese note le due cinquine di finalisti della I edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi, con due categorie di concorso: dai 6 ai 10 e dagli 11 ai 15 anni. Quindi, sarà la volta del progetto «Da Libriamoci a Scriviamoci», del flash mob e del reading collettivo (giovedì 29) per celebrare il 750esimo anniversario dalla nascita di Dante, dei tanti incontri con scrittori, editori, traduttori, attori, e dei corsi di educazione alla lettura. Quest’anno, inoltre, la campagna ha un alleato in più: grazie al nuovo portale Libriamoci a scuola – online dallo scorso 6 maggio e nato proprio dallo slancio della prima edizione di Libriamoci – gli insegnanti potranno interagire in tempo reale e seguire l’andamento e i contenuti delle iniziative nelle varie scuole..