… In fondo tutti sono un po’ dislessici…Nel leggere le
“parole” della vita tutti possiamo fare fatica. E allora occorre avere
pazienza, ricominciare da capo, cercare attorno a noi chi e che cosa può
aiutarci e non perdere la voglia di capire.
“Le parole giuste” di Silvia Vecchini
"Costruiamo Insieme un Futuro di Diritti e Informazione"
(
DAL 4 AL 10 OTTOBRE SETTIMANA DELLA DISLESSIA)
LETTURA E
DISLESSIA
A sei
anni dall’approvazione della legge ( 170
dell’ 0tto ottobre 2010) che ha sancito, per la prima volta in Italia, il
diritto alle pari opportunità nell’istruzione per i ragazzi con dislessia,
disgrafia, disortografia e discalculia,
l’ AID ( Assoc. Italiana Dislessia), promuove la prima edizione
della Settimana Nazionale della Dislessia: 600 iniziative su tutto il
territorio nazionale, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui Disturbi
Specifici dell’Apprendimento (DSA).
L’ AID
ha fortemente voluto l’istituzione in Italia della Settimana Nazionale
della Dislessia, per sensibilizzare il pubblico su un disturbo che è ancora per
molti un tabù. Per questo motivo lo slogan questa prima edizione
è "Costruiamo Insieme un Futuro di Diritti e Informazione".
Queste sono due pagine del libro
“LE PAROLE GIUSTE”
della scrittrice Silvia Vecchini , giovane autrice che da sempre si dedica alla letteratura per ragazzi. Questa volta, attraverso la parola scritta in questo bel racconto, ha voluto dare spazio a Emma, una ragazzina che si trova ad affrontare il difficilissimo problema della dislessia, un disturbo che in Italia colpisce circa il 4% dei ragazzi.
Raccontare una storia, è prima di tutto, l’intenzione della
Vecchini, una storia in cui la protagonista, dopo un percorso difficile, viene
a sapere che le sue difficoltà dipendono dalla dislessia. Una presa di
coscienza che all’inizio la colpisce nell’orgoglio ma poi sarà motivo di
sollievo perché questo disturbo interessa uno specifico dominio di abilità (lettura,
scrittura e calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
Conoscere il proprio problema per Emma vuol dire sapere cosa
fare e credere di potercela fare. Ma nel libro non c’è solo questo. Emma, la
protagonista, è colta in un momento di accerchiamento. Quando la incontriamo,
sono tante le parole che le girano intorno e lei fatica a “leggerle” e a
capire: le parole della malattia del padre, quelle dell’amicizia che sta
cambiando, del primo amore che arriva..
Per chi soffre
di dislessia
ogni pagina
sembra il testo
qui a lato.
ogni pagina
sembra il testo
qui a lato.
Le bambine e i bambini dislessici hanno a che fare con un
disturbo specifico dell’apprendimento che rende più difficile imparare a
leggere e scrivere, tanto da poter condizionare negativamente il rendimento
scolastico, e far sentire a disagio i piccoli scolari che non riescono a
padroneggiare le lettere che affollano la pagina di un libro, di un quaderno o
la lavagna.
Ma non per questo si deve mettere in discussione la loro
intelligenza. I bambini con dislessia, infatti, sono intelligenti, non hanno
problemi neurologici e sensoriali (vista, udito), ma il loro cervello funziona
un po’ diversamente, per cui hanno una ridotta capacità di percepire, distinguere
e manipolare i suoni che compongono le parole e una grossa difficoltà
nell’associare il suono alla lettera corrispondente.
Oggi le famiglie hanno a disposizione possibilità e
strumenti diversi per aiutare i bambini: “Trattamenti logopedici, interventi
di stimolazione che possono essere effettuati presso centri e studi
professionali o anche a domicilio, supervisionati a distanza da operatori
specializzati, fino ad arrivare a software sempre più sofisticati che alleggeriscono il carico
e la fatica dei ragazzi nelle attività di lettura e scrittura”.
Ben venga anche la lettura ad alta voce di libri, storie, fiabe che
propongano una
serie di giochi per
far riflettere il bambino sul linguaggio
in maniera ludica, a partire per esempio dagli anagrammi, smontando e ricomponendo parole.
è importante dunque adattare la
didattica alle sue difficoltà di apprendimento, con l'adozione di strategie
compensative o dispensative: per esempio favorendo la lettura silenziosa, l’uso
di un lettore o di libri "parlanti", e del computer per la scrittura.
Gli
strumenti compensativi e dispensativi non devono essere quindi recepiti come una terapia o,
peggio ancora, come una triste necessità, ma come un'alternativa vera e propria
alla costruzione di un'altra cultura e di un altro apprendimento. E'
fondamentale, infatti, sostenere con decisione che non devono essere gli
individui ad adattarsi ai tempi e ai modi della scuola e della società, ma che
per ognuno possa e debba avvenire l'esatto contrario: apprendimento, formazione
e comunicazione concepite e organizzate in modo tale che ogni individuo, a
partire dall'infanzia, le possa far sue, armonizzandole con la propria
diversità.