…” I bambini hanno
bisogno di storie come hanno bisogno di cibo.
Il bisogno di storie è
universale”.
( Giuseppe Pontremoli )
Imporre le proprie scelte a un’altra
persona non è mai una buona pratica quando essa è solo perentoria
anarchica imposizione fine a se stessa,
priva di una linea costruttiva, arida, incapace di provocare una discussione
che miri ad un esito concreto.
Prescrivere scelte di lettura ai
bambini, a mio parere, non è una buona consuetudine; tuttavia, presentare delle
proposte che poi offrano la possibilità di parlare dei racconti, di discutere di
tutte le sensazioni, di evidenziare le
emozioni e raccontare i vissuti che essi
provocano, penso sia molto bello e
porti a risultati personali e collettivi più che efficaci.
Allora, motivare i bambini suscitando in essi il desiderio di leggere
proponendo racconti, storie appassionanti, presuppone la capacità di comunicare la grande valenza che quella determinata
storia custodisce dentro di se. Suggerire la lettura di un racconto ai bambini
della scuola primaria, leggerlo individualmente e poi insieme, è utile per creare quella complicità unica e feconda che si esterna attraverso la manifestazione
personale di ciò che ciascuno coglie: dal confronto emergono sempre tante
varianti che vanno dalle possibilità di cambiamento prospettate nel racconto,
all’autoconoscenza, dal senso di libertà che la lettura produce, alla
maturazione nelle relazioni.
Cito ancora Pontremoli, giovane maestro
elementare che nel suo libro “ELOGIO
DELLE AZIONI SPREGEVOLI” cosi si esprime
: "…non c’è il Bambino, ci sono i
Bambini veri, tanti e diversi: i Bambini ricchi e i Bambini poveri, assediati e
abbandonati, quelli che hanno la colf e quelli che hanno l’assistente sociale,
alcuni hanno dei fratelli , altri dei televisori, altri fame, altri la puzza
sotto il naso. E cosi ci sono i bambini allegri, tristi, noiosi, antipatici,
saggi, saccenti, arguti, crudeli, teneri, costruiti, affettuosi, spontanei..” Io vado a scuola ogni
giorno, e poi ne ritorno con il convincimento che quel che più conta sono le
storie, non le informazioni e le spiegazioni.
Vorrei
porre l’attenzione su due racconti che trovo piacevoli come lettura per le
vacanze estive, e interessanti come successivo momento di riflessione comune a
adulti e bambini. Auspico che entrambe le storie diventino strumento
capace di suscitare interrogativi, abbattere barriere e preconcetti,
creare atteggiamenti spontanei per affrontare con delicatezza e forza insieme i delicati temi che vengono
trattati.
- · La favola di Duck ( per le prime classi della scuola primaria)
- · Troschi e la favola felina ( per le classi quarta, quinta e secondaria)
La favola di Duck”, con le belle illustrazioni di Federica
Dubbin è un racconto rivolto ai bambini ma leggibilissimo a tutte
le età. Duck è un bambino disabile che deve combattere, dal momento della sua nascita
con una serie di imprevisti e cattivi esempi scaturiti dall'ignoranza dei
cosiddetti "normodotati". Nella fiaba illustrata compaiono
lo stregone Tetrapà, cattivo e perfido, che si era impossessato di Duck, lo
aveva addormentato e gli aveva tolto la capacità di camminare dal momento in
cui era nato. Poi appare Speranza, una fatina piccola piccola che stava sempre vicina al lettino del bambino, ma ecco che arriva la moglie dello stregone,
donna terribile, brutta, vecchia e cattiva: il suo nome era Ignoranza e
spingeva le persone a isolare i bambini speciali come Duck. Altri
personaggi il folletto Sorriso e la tata Ioiò che si sarebbe
occupata di Duck in seguito a una grave malattia della mamma.
Una fiaba moderna in cui
si avverte il necessario bisogno di avere un amico. Melissa, il papà e la mamma
si trovano a gestire un delicato problema sin dalle prime pagine del racconto:
dovranno aprire le porte della loro casa a un gattino vero. Ma non saranno le
persone a farla da padroni in questa storia e pagina dopo pagina lasceranno
progressivamente lo spazio ai veri protagonisti. Troschi e Cenerina, accomunati
dall’esperienza dell’abbandono, si ritrovano nella stessa famiglia di umani e
crescono una piccola armata di felini che non vedono l’ora di raccontarci come
si vive a quattro zampe, tra ciotole mal riposte e pericoli dietro ad ogni
angolo. A un primo sguardo il racconto si apre a due narrazioni distinte: il
mondo degli uomini, fatto di bisogni e desideri e quello degli animali, più
difficile e nascosto. Con naturalezza e ironia si cerca di delineare il
significato che l’animale riveste nella vita dell’uomo per poi darci l’esatto
opposto prendendo le parti dei compagni a quattro zampe. Sono loro i veri
protagonisti di questa avventura a cui l’umano cede il passo per lasciarci
immersi nel loro mondo fatto di conquiste e rivalse quotidiane. Tenendo a
memoria la lezione degli antichi latini, si propone un testo che vive di
costanti similitudini per dirci che alla fine dei conti, non siamo poi così
diversi dai nostri amici pelosi. Tanto quanto loro lottiamo ogni giorno per la
nostra fetta di giustizia e per assicurare il bene dei nostri cari e quando
siamo fortunati possiamo contare sui consigli di un amico. Sotto questo
aspetto, e tenendo conto di tutto questo, ci troveremo a faticare per
distinguere dove inizia il nostro mondo e dove finisce il loro.
d
DUE PAROLE SULL'AUTORE COMINCIANDO DA UNA SUA CONSIDERAZIONE
..." Chi
legge i miei libri deve avvicinarsi con lo spirito di chi vuole condividere un
percorso e provare emozioni. Accompagnare un ragazzo nel suo percorso di
crescita è un meccanismo lento, impercettibile, anche per gli addetti ai lavori. .. La
scrittura serve a fissare in modo indelebile dove inizia un percorso, dove termina
e soprattutto cosa si è raggiunto. Deve evincersi la fatica compiuta da tutti
per raggiungere un obiettivo…”
Bruno Furcas
Sono
queste alcune espressioni di notevole valore etico e sociale che ritroviamo in
un’intervista rilasciata da Bruno Furcas laureato in lettere moderne da sempre impegnato nell’ambito
del recupero di adolescenti con problematiche esistenziali e di devianza. Scrittore e autore di vari romanzi e racconti , opera attualmente nell’ambito
dell’integrazione, della socializzazione di minori in situazioni di grave
svantaggio.
Furcas
auspica un’idea di una letteratura come strumento
efficace a facilitare il percorso di crescita dei ragazzi; un percorso complicato e confuso in cui le costanti spesso si alternano, passando dalla
solitudine alla frenesia, dall’essere troppo remissivi e sentirsi inadeguati a ciò che si vive intorno
, a sentirsi quasi onnipotenti e imbattibili, dall’accettare la sconfitta come momento di crescita all’essere incapaci di accettare un rifiuto.
Una
letteratura per ragazzi, quella proposta da Bruno Furcas, intesa come piacevole
compagna di un cammino abitato da persone diverse con le quali essi devono saper
comunicare, interagire, apprendere per migliorarsi. Penso che il genere di lettura che propone ai bambini e ai
ragazzi, sia di grande rilevanza per aiutarli a saper affrontare il disagio che può essere il loro o dei compagni. Un
malessere che si presenta spesso davanti
ai loro occhi e che non sempre si è in grado di cogliere ; difficoltà non sempre
palesate da un look non in linea con i
canoni del momento, o da un igiene sconosciuta, ma fragilità spesso mascherate , messaggere mute di sofferenze
pregresse dell’anima, dispiaceri familiari che si consumano silenziosi per un lavoro che manca, per una malattia che trasforma nel fisico e nello spirito, per atteggiamenti feroci di uno dei
genitori, per violenze psicologiche dovute a
insoddisfazioni personali, per errori che si commettono per fragilità che è solo umana.
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