BAMBINI PROFUGHI E MIGRANTI:
una realtà ANCHE NOSTRA!
In questa estate
torrida tra le più calde da che la memoria ricordi tornando indietro alla prima
metà dell’ottocento, continuiamo ad assistere in diretta a un dramma destinato
a non finire con le vacanze: lo sbarco dei migranti che da qualche tempo riguarda
anche noi isolani sempre un po’ in coda nel vivere alcuni eventi. Sono
centinaia, tanti, molti adolescenti e
minori non accompagnati i poveri naufraghi che approdano nei nostri porti. Sono
parecchi i morti in mare, i bimbi in
lacrime strappati alle loro madri e ora
soli ad affrontare la vita in una terra che spesso non li vuole, che non ha spazi, non
ha i mezzi, e forse non “ ha la volontà
di accoglierli”.
Lasciarsi alle spalle
una casa, una città, una cultura devastata e svuotata da ogni contenuto, per
andare incontro a mete sconosciute, a confini chiusi più da ideologie che da
reali muri, diventa per tutti gli sfortunati protagonisti, un esodo che
comincia al termine del logorante e umiliante viaggio della speranza che hanno intrapreso.
Il confronto, l’accettazione e la convivenza
diventano per questi esseri umani una prioritaria questione d’ interculturalità
che investe in primo luogo i bambini e gli adolescenti il cui impatto
integrativo è reso difficile da un
sistema di accoglienza non sufficientemente preparato per una serie di motivi
politici, economici, logistici, culturali e integrativi.
Con buona pace di tanti, la sola umanità non è
sufficiente ad affrontare l’arrivo “volontario” di un gran numero di persone
che fugge via dai propri luoghi per motivi religiosi e politici. Fugge da una
vita che non è vita.
Anche la nostra terra, splendida con i paesaggi
dell’entroterra , con la sconfinata bellezza delle sue coste, oggi si trova a dover affrontare “Piani per l’accoglienza migranti”,
pianificando interventi tecnici e
finanziari che tengano conto della specificità del territorio, delle strutture
recettive in grado di accogliere, ma deve anche far fronte alle varie esigenze dei suoi
cittadini.
Il numero dei migranti
è sostanzialmente aumentato anche in Sardegna; Nigeria, Bangladesh, Guinea, Costa D’Avorio e Gambia, Algeria,
da qui arrivano stremati nel fisico e
nella mente, verso la costa sulcitana.
Così anche nell’isola si creano Centri di accoglienza grazie ai
contributi del fondo asilo
migrazione e integrazione dell’Unione Europea. Vanno sempre aumentando distribuendosi in varie zone sia interne che costiere.
Prima accoglienza, seconda accoglienza e mediazione,
sono i momenti in cui migranti, i bambini e gli adolescenti devono
necessariamente sostare:
identificazione, visite mediche, trasporto allestimento per una prima
momentanea sosta nel luogo d’arrivo.
Poi si muovono verso il secondo momento del viaggio iniziato non certo in prima classe,
neanche in "economy". Cammino duro durante il quale non hanno avuto di certo lo
spirito di memorizzare nella "gallery" gli scatti più suggestivi del viaggio e i "selfie" per immortalarsi con le splendide
acque di un mare che in fondo gli ha "pure” risparmiati.
Si, certo, L’ACCOGLIENZA,
forse una delle parole maggiormente usate e sentite di questi tempi.
L’accogliere dovrebbe
essere un’ azione naturale per gli esseri umani, sentirla senza
stare troppo a polemizzare, viverla come
gesto incondizionato e non come gesto di difesa. Ma forse è proprio vero ciò che si dice: “NON ABBIAMO LA CULTURA DELL'ACCOGLIERE, NON SIAMO STATI EDUCATI
A FARLO” .
L’accoglienza, quella spontanea , è già
integrazione. Un tiro al pallone, un ballo, una stretta di mano, un momento
conviviale, è accoglienza, è integrazione che non toglie niente a nessuno, non rende
più poveri, ma migliori forse si. Senza fare tanto buonismo, ma solo semplici
gesti.
Eppure, laddove questa naturalezza è effimera,
sterile, inesistente per motivi anche giustificabili,
si può intervenire se si ha la volontà di migliorare se stessi e il mondo in
cui viviamo.
LA SCUOLA, I BAMBINI, I RAGAZZI!!
Sento spesso dire: ma, non ci dobbiamo preoccupare, i bambini non hanno nessuna difficoltà ad accogliere e accettare chi è diverso da loro, fisicamente, culturalmente, ideologicamente.
Personalmente non sono sempre d’accordo con questa affermazione.
Al
giorno d'oggi si vive sempre più all'interno di una società multietnica e variegata che mette di continuo
in relazione culture e realtà differenti. Ma, il processo
di integrazione non è
sempre facile e immediato neppure tra i bambini.
Portano con se
un patrimonio di idee, concetti e preconcetti che vengono direttamente dall’atmosfera di cui sono circondati in casa. Ciò che
ascoltano e sentono dagli adulti, gli
atteggiamenti che osservano, le idee, i principi portati avanti vengono fatti propri e utilizzati all’occorrenza. I bambini
sono tali poiché non hanno capacità di filtrare ciò che hanno assorbito e lo
sfoderano nel momento in cui si devono
difendere, in cui vogliono sentirsi grandi, importanti, nell’attimo in cui si
sentono fragili e si liberano dei disagi
accumulati.
Per preparare le generazioni
future ad accogliere nel migliore dei modi i cambiamenti che la società di oggi impone, è necessario insegnare loro fin dalla
tenera età, in famiglia, a scuola, all’oratorio, al campo estivo, nello sport,
a convivere con delle realtà differenti dalla loro, ad accettarle e confrontarsi
civilmente.
Questo significa che i bambini vanno comunque guidati in ogni scelta, vanno accompagnati
all’apertura verso un mondo presentato loro come diverso,
quindi da tenere lontano, pericoloso perchè sconosciuto, spesso maturando una
forma di odio contro chi viene a invadere la loro terra “ rubando lo spazio, il
lavoro, la vita”.
Ecco allora che diventano importanti i PROGETTI che la scuola propone
con attività ricreative, sportive, ludiche, formative, di scambio culturale, che accolgono e includono senza troppe
forzature ma coinvolgono un po’ tutti, i
cittadini, le famiglie e le istituzioni. Ciascuno può diventare un "mediatore culturale", organizzando
una partita di calcio, una danza tradizionale, una musica, un pranzo, mettendo
a disposizione ciò che può offrire integrando così le culture di ognuno per un
arricchimento reciproco.
Oramai con le
vacanze estive siamo in discesa. Le giornate al mare, le escursioni, i viaggi, le
attività diverse che tutti in estate ci concediamo, ci stanno ricaricando per
affrontare un nuovo anno scolastico che si prevede intenso e ricco di novità,
conoscenze, approcci a nuove realtà. Nel frattempo ci rimane ancora qualche
settimana per proporre ai nostri bambini alcune valide letture che affrontano
il tema delicato e difficile dei bambini migranti, dei ragazzi in fuga dalla
miseria e dalla guerra. Ho trovato interessanti e valide alcune letture.
Ecco i titoli di libri illustrati dedicati al tema della multiculturalità. I temi raccontati
sono le tradizioni, i
costumi, i sogni e le difficoltà dei
bambini di tutto il mondo trasposti in storie simpatiche e toccanti adatti un po per tutti.
- IL VIAGGIO
Realtà e fantasia dialogano armonicamente grazie ad un riuscito equilibrio
stilistico costruito intorno a costanti rimandi e suggestioni metaforiche tra
parole e immagini.
-
- A BRACCIA APERTE.
STORIE DI BAMBINI MIGRANTI
- YUSUF E’ MIO FRATELLO
E’ la storia di un profugo siriano “minore
non accompagnato”, dai vissuti dolorosi e spaventevoli, all’interno di uno
scenario scolastico dinamico e ricco di ingredienti (amicizia, solidarietà,
gelosie, discriminazione).
- IL SOGNO DI YOUSSEF
è una storia “favolosa” di amicizia e separazione tra due bambini, una storia sul perdersi e ritrovarsi, sul sentirsi sospesi e “in bilico” come suggeriscono le figure rarefatte ed eteree di Sonia M.L. Possentini.
Storie un po'vere, un po' romanzate, a volte dolorose, a volte buffe e gioiosamente aperte a un lieto fine. Storie che prendono spunto dalla cronaca e che spesso hanno protagonisti bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Storie che riguardano sogni: fuggire dalla guerra, trovare una nuova casa, mettere in salvo la propria famiglia, riunirsi ai propri cari. Età di lettura: da 8 anni.
- S.O.S. UOMO IN MARE
(sottotitolo
L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi si racconta a Daniela Morelli,
Dalla collaborazione tra una giornalista e un capo di
Stato Maggiore della Marina italiana è nato il volume della collana per ragazzi
“a tu x tu” di Giunti junior, una lunga intervista-conversazione con il celebre
ammiraglio che ampio spazio riserva alle storie di salvataggio di profughi e
naufraghi nel Mediterraneo.
PER I
PIU’ GRANDI
- - NEL
MARE CI SONO I COCCODRILLI
...e nasci
in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che,
anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi,
qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore,
il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il
risarcimento. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora
stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle
patate. Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna
in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo
per bene e ti lascia solo. Da questo tragico atto di amore hanno inizio la
prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l'incredibile viaggio che lo
porterà in Italia passando per l'Iran, la Turchia e la Grecia. Un'odissea che
lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che,
nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l'ironia né a cancellargli
dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto
dove fermarsi e avere la sua età. Questa è la sua storia.
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