lunedì 19 settembre 2016


In fondo tutti sono un po’ dislessici…Nel leggere le “parole” della vita tutti possiamo fare fatica. E allora occorre avere pazienza, ricominciare da capo, cercare attorno a noi chi e che cosa può aiutarci e non perdere la voglia di capire.
                                                          
“Le  parole giuste”  di Silvia Vecchini



"Costruiamo Insieme un Futuro di Diritti e Informazione"

(  DAL 4 AL 10  OTTOBRE  SETTIMANA  DELLA DISLESSIA)

LETTURA   E  DISLESSIA

A sei anni dall’approvazione della legge  ( 170 dell’ 0tto ottobre 2010) che ha sancito, per la prima volta in Italia, il diritto alle pari opportunità nell’istruzione per i ragazzi con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia,  l’ AID ( Assoc. Italiana Dislessia), promuove la prima edizione della Settimana Nazionale della Dislessia: 600 iniziative su tutto il territorio nazionale, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).
L’ AID ha fortemente voluto l’istituzione in Italia della Settimana Nazionale della Dislessia, per sensibilizzare il pubblico su un disturbo che è ancora per molti un tabù. Per questo motivo lo slogan questa prima edizione è "Costruiamo Insieme un Futuro di Diritti e Informazione".




Queste sono due pagine del libro 
“LE PAROLE GIUSTE” 
della scrittrice Silvia Vecchini , giovane autrice che da sempre si dedica alla letteratura per ragazzi. Questa volta, attraverso la parola scritta in questo bel racconto, ha voluto dare spazio a Emma, una ragazzina che si trova ad affrontare il difficilissimo problema della dislessia, un disturbo che in Italia colpisce circa il 4% dei ragazzi. 
Raccontare una storia, è prima di tutto, l’intenzione della Vecchini, una storia in cui la protagonista, dopo un percorso difficile, viene a sapere che le sue difficoltà dipendono dalla dislessia. Una presa di coscienza che all’inizio la colpisce nell’orgoglio ma poi sarà motivo di sollievo perché questo disturbo interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, scrittura e calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
Conoscere il proprio problema per Emma vuol dire sapere cosa fare e credere di potercela fare. Ma nel libro non c’è solo questo. Emma, la protagonista, è colta in un momento di accerchiamento. Quando la incontriamo, sono tante le parole che le girano intorno e lei fatica a “leggerle” e a capire: le parole della malattia del padre, quelle dell’amicizia che sta cambiando, del primo amore che arriva..
                                   
Per chi soffre
 di dislessia 
ogni pagina 
sembra il testo 
qui a lato. 


Le bambine e i bambini dislessici hanno a che fare con un disturbo specifico dell’apprendimento che rende più difficile imparare a leggere e scrivere, tanto da poter condizionare negativamente il rendimento scolastico, e far sentire a disagio i piccoli scolari che non riescono a padroneggiare le lettere che affollano la pagina di un libro, di un quaderno o la lavagna. 
Ma non per questo si deve mettere in discussione la loro intelligenza. I bambini con dislessia, infatti, sono intelligenti, non hanno problemi neurologici e sensoriali (vista, udito), ma il loro cervello funziona un po’ diversamente, per cui hanno una ridotta capacità di percepire, distinguere e manipolare i suoni che compongono le parole e una grossa difficoltà nell’associare il suono alla lettera corrispondente. 
Oggi  le famiglie hanno a disposizione possibilità e strumenti diversi per aiutare i bambini: “Trattamenti logopedici,  interventi di stimolazione che possono essere effettuati presso centri e studi professionali o anche a domicilio, supervisionati a distanza da operatori specializzati,  fino ad arrivare a software sempre più sofisticati che alleggeriscono il carico e la fatica dei ragazzi nelle attività di lettura e scrittura”. 
Ben venga anche la lettura ad alta voce di  libri, storie, fiabe che propongano una serie di giochi per far  riflettere il bambino sul linguaggio in maniera ludica, a partire per esempio dagli anagrammi, smontando e ricomponendo parole.
  A SCUOLA
 è importante dunque adattare la didattica alle sue difficoltà di apprendimento, con l'adozione di strategie compensative o dispensative: per esempio  favorendo la lettura silenziosa, l’uso di un lettore o di libri "parlanti", e del computer per la scrittura.
Gli strumenti compensativi e dispensativi non devono  essere quindi recepiti come una terapia o, peggio ancora, come una triste necessità, ma come un'alternativa vera e propria alla costruzione di un'altra cultura e di un altro apprendimento. E' fondamentale, infatti, sostenere con decisione che non devono essere gli individui ad adattarsi ai tempi e ai modi della scuola e della società, ma che per ognuno possa e debba avvenire l'esatto contrario: apprendimento, formazione e comunicazione concepite e organizzate in modo tale che ogni individuo, a partire dall'infanzia, le possa far sue, armonizzandole con la propria diversità. 

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