mercoledì 13 febbraio 2019



Per immaginare, la mente ha bisogno di immagini”
I bambini incontrano l'arte attraverso la lettura.


Arte e creatività svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito dell’evoluzione infantile: ripercorrendo la storia del pensiero filosofico e pedagogico, emerge un sottile filo che collega la pratica di attività artistiche alle abilità comunicative e allo sviluppo fisico-cognitivo-emotivo durante l’infanzia.

Numerosi studi sembrano infatti dimostrare che, fin dai primissimi anni di vita del bambino, l’arte contribuisce a migliorarne le capacità espressive, a favorire l’apprendimento logico – matematico e linguistico, a rafforzare la consapevolezza di sé, a liberare le potenzialità creative insite in esso.
Cosa s'intende per ARTE?
Per ARTE  s’intende qualcosa che riesce a comunicare emozioni e sensazioni attraverso un’immagine che ha un valore estetico.
Entrare in contatto con l’arte, per un bambino significa liberare la fantasia invogliandolo a sperimentare, a fare, a creare, a inventare.
Per il bambino in età prescolare, una delle principali fonti d’ immagini è rappresentata dalla lettura di libri illustrati, in cui le figure commentano ed integrano il testo (quando addirittura non lo sostituiscono ). La lettura di immagini rimane sempre un'attività stimolante anche per i bambini della scuola primaria e i ragazzi della secondaria.

Ogni bambino per creare una storia e rappresentarla,  per raccontare esperienze vissute, per elaborare il suo mondo immaginario, va a ricercare nella sua memoria, immagini che sono più o meno numerose a seconda del bagaglio che negli anni si è costruito attraverso gli stimoli ricevuti: i libri sfogliati anche solo per le immagini tornano utili.

Ho voluto provare a scoprire quali idee, emozioni e sensazioni può suscitare nei bambini l'osservazione di un'opera d'arte, in particolare un dipinto. 

Che cosa può comunicare un artista a un bambino di dieci anni con la sua opera? Quale idea, quali domande, quale storia gli potrebbe venire in mente? Che cosa può essere in grado di creare semplicemente ammirando colori, figure, paesaggi, segni....?

DALLA   LETTURA  DI  OPERE  D'ARTE, ALLA SCRITTURA  CREATIVA

LA FORESTA INCANTATA
CEZANNE
Nel freddo inverno del 1930, in una foresta buia alcuni cacciatori erano appostati con i loro fucili pronti a uccidere gli animali. L'azzurro del cielo a quell'ora del mattino, si mischiava al verde degli alberi. Come tutti i giorni di caccia, le battute cominciavano intorno alle otto e trenta , ma i cacciatori erano appostati dietro gli alberi fin dalle cinque del mattino pronti a cacciare tutti gli animali, cinghiali, bufali e cervi.   
Non avevano però fatto i conti con gli alberi della foresta incantata che intanto avevano già preso in mano la situazione per proteggere e salvare gli animali.


I fucili cominciarono a scoppiettare e ai primi rumori gli animali si misero al riparo correndo a nascondersi . I cacciatori uscirono allo scoperto per vedere meglio e colpire senza sbagliare; i bufali non riuscirono a nascondersi per la loro grandezza, anche i cervi erano indifesi e i cinghiali correvano disperati andando addosso ai cacciatori.
Sembrava che fosse tutto finito per i poveri animali che non avevano via d'uscita, ma improvvisamente gli alberi cominciarono a staccarsi dal suolo e muovendosi a grandi passi agitavano i rami spogli che diventarono come dei bastoni pronti a colpire. I cacciatori si spaventarono tantissimo e dalla paura scapparono a gambe levate verso il paese. Agitati e ancora tremanti per il terrore di aver visto gli alberi staccarsi e muoversi, raccontarono i fatti agli abitanti del paese, ma nessuno li credette.
Ma l'importante era che gli animali erano salvi dai cacciatori.
 - DANIEL -



MAIA E LA SUA BAMBOLA MAGICA ALLA RICERCA DELL' AMULETO.
PICASSO
Era Natale della metà del 900 e la piccola Maia era riunita con la sua famiglia per festeggiare, quando ad un tratto sentirono suonare alla porta.
- Vado io,- disse Maia. La piccola aprì la porta, ma non trovò nessuno, solo un pacco poggiato sull'uscio con sopra una lettera. Maia non esitò un istante, prese la lettera e l'aprì. C 'era scritta solo una frase: apri il pacco.
Sempre più curiosa e anche emozionata, aprì il pacco e ci trovò una bambolina con indosso un abito viola e un buffo cappellino.
- Mamma, secondo te chi può avermi fatto questo regalo?-
- Non lo so, piccola, ma l'importante  è che ti piaccia .-
Si fece tardi e andarono a dormire. Come ogni sera Maia andava in camera sua , ma non si metteva subito a dormire, in silenzio restava a giocare
- Toc, toc..- Sentì Maia bussare alla porta della sua camera.
La mamma entrò e disse alla bambina:
- Zia Margaret è stata male, io e il papà dobbiamo andare da lei. Mi raccomando fai la brava e aspettaci, non tarderemmo.
- Tranquilla mamma, sono grande oramai e posso stare da sola.
Rimasta sola in casa continuò a giocare in camera sua quando d'improvviso sentì dei rumori provenire dalla scatola della bambola. Pensandoci bene quella bambola l'aveva inquietata dall'inizio.
- Ciao Maia,- si udì dalla scatola.-
Maia si voltò spaventata quasi non credeva alle sue orecchie.


- Bambola, ma sei proprio tu?- Domandò.
- Si. Sono io, ma stai tranquilla non voglio farti del male e poi non mi chiamo bambola, ho un nome. Mi chiamo Clarissa. La bambola cominciò a raccontare a Maia la sua storia e il perchè si trovasse li.
- Vedi io ho perso un amuleto che per me è molto importante. Io non sono una bambola, ma una bambina intrappolata in questo corpo di bambola e solo ritrovare quell'amuleto mi farà riacquistare la mia identità. Mi devi dare una mano a ritrovarlo.
Maia accettò senza stare a pensarci molto. Era eccitata all'idea di nuova avventura ma anche di avere una nuova amica.
- Dimmi come possiamo fare e mettiamoci subito alla ricerca di quest’ amuleto.
Clarissa fece cenno a Maia di avvicinarsi alla scatola e le mostrò uno strano portale magico che insieme avrebbero dovuto attraversare.
- Vedi?- Le domandò indicandolo,- una volta superato quel portale ci ritroveremmo in un mondo parallelo a questo, dove qualcuno ha portato il mio amuleto per utilizzarlo a suo favore. Non sarà facile, difficili enigmi da risolvere e percorsi tortuosi ci attenderanno. Ora che sai tutto sei sempre disposta a seguirmi per darmi una mano?-
- Certo che ti darò una mano, anzi non perdiamo tempo.- Disse Maia.
Si afferrarono per mano, fecero un lungo respiro, si raggomitolarono facendosi più piccole che poterono e via, dentro il portale.
Dopo pochi minuti si trovarono dall'altra parte del portale e camminarono fino alla stanza finale. Fu a quel punto che Maia intravide un'ombra.
- Clarissa, - sussurrò spaventata Maia- di chi è quell'ombra?
- E' lui, il mio creatore – Rispose la bambola.
Maia non perse tempo, afferrò la bambola e in gran fretta la mise dentro la borsetta .
Cominciò a correre più che poteva. Aveva paura che il Creatore la vedesse e capisse il perchè della loro presenza li.
- Maia, l'amuleto dovrebbe essere nascosto nello scrigno dentro la stanza finale, dobbiamo tornare li,- Sussurrò Clarissa dall'interno della borsetta.
- Va bene. Torno indietro.
Mentre ripercorreva la strada più lentamente, notò una spada poggiata alla parete e decise di prenderla. Non aveva altra scelta. Per riprendere l'amuleto e aiutare la bambola era disposta a tutto. Per fortuna il Creatore non si era accorto di niente e non ci fu bisogno di usare la spada. Clarissa entrò nella stanza con passo leggero, si diresse verso lo scrigno custodito in una nicchia nel muro. Lo aprì senza difficoltà. Quando sollevò il coperchio, venne fuori una luce radiosa: l'amuleto era lì pronto a essere messo al collo della bambola. Maia aprì la borsetta , tirò fuori Clarissa e le mise al collo l'amuleto. In pochi secondi della bambola neanche l'ombra: il vestito viola poggiato a terra insieme al buffo cappellino era quello che restava . Accanto a lei una bambina graziosa e sorridente.Anche questa volta si afferrarono per mano e via verso il portale magico, era ora di tornare in camera. I genitori di Maia sarebbero rientrati da un momento all'altro.
Una volta nella camera le due bambine presero insieme la decisione: Clarissa non aveva un posto dove andare e così decisero che per il momento  sarebbe stata bambola quando in casa c'erano i genitori, e bambina invece quando loro non ci sarebbero stati. L'amuleto era davvero utile. Poi piano piano avrebbero trovato un modo per far si che Clarissa restasse sempre bambina.
- FRANCESCA-



UNA RAGAZZA SPECIALE
MONET
Una ragazza elegantemente vestita passeggiava nel prato colorato da fiori di mille colori, gialli, rosa, viola e verdi.Era molto bella e un po' misteriosa con il suo parasole che usava sempre quando andava nel prato il pomeriggio per ripararsi dal sole cocente.
Un pomeriggio d'estate, quando il sole batteva forte, la ragazza uscì a fare due passi sempre con il suo parasole e i suoi lunghi ed eleganti vestiti di pizzo. Indossava sempre anche un cappellino che teneva fermo legandolo al mento.
Quel giorno incontrò due bambini che sembravano proprio essersi persi.


- Signora, potrebbe aiutarci a ritrovare la strada di casa? Siamo qui da pochi giorni e ci siamo persi.- Domandò la bambina alla ragazza con voce tremante.
La ragazza chiuse l'ombrellino e si chinò verso i due bimbi, li guardò bene e fu con loro un po' severa:
-si, vi darò una mano, ma dovete promettere di stare attenti d'ora in poi. Quando i luoghi non si conoscono, bisogna prestare maggiore attenzione.
I due bambini l'ascoltarono e fecero di si con la testa.
Allora la ragazza si tirò su e riapri l'ombrello. Allungò le braccia e i suoi piedi si staccarono appena dal suolo. I bambini non riuscirono a credere a ciò che i loro occhi vedevano.
-Su, svelti – li richiamò la ragazza. - Aggrappatevi ai miei stivali e via su per i cieli così vedremo meglio dove vi devo lasciare. I bambini obbedirono senza fiatare. La ragazza con l'ombrello sembrava molto sicura di se. Una volta su in alto nel cielo i bambini felici ammiravano ogni cosa: il prato fiorito, i tetti delle case, il campanile del paese, i bambini nel parco. Tutto era minuscolo ma davvero magico. Dopo un bel giro su nel cielo  reggendosi sui  piedi della ragazza, i bambini riconobbero la loro casa e la ragazza lentamente li fece scendere. Salutò i bambini che la ringraziarono con un lungo abbraccio.
Mentre risaliva su in alto, la bambina le urlò:
-Ehi!! Non ci hai detto il tuo nome, come potremo cercarti ancora?-
-Mary Poppins. Il mio nome è Mary Poppins. Non dovete cercarmi, vi troverò io quando avrete bisogno di me!!-
- NICOLE -



DOBBIAMO SCAPPARE
TINTORETTO
Una famiglia scappava dalla guerra che era scoppiata nel villaggio . In tanti si erano messi in fuga perchè non era più possibile vivere in pace.
Prepararono poche cose e partirono alla ricerca di un posto sicuro, senza bombardamenti, fame, e paura. Dopo pochi giorni di cammino trovarono una capanna nascosta in mezzo ai cespugli. Guardarono dentro e videro che c'erano alcuni animali. Decisero di fermarsi li per un po' almeno per riposarsi. La mattina il papà si alzava molto presto e si occupava degli animali, li portava fuori a pascolare e a farli mangiare qualcosa.
Una mattina uscì prima del solito e dopo aver fatto un pezzo di strada, due soldati armati lo fermarono e gli chiesero chi era e da dove venisse.
Risultati immagini per tintoretto adorazione dei pastoriIl papà per proteggere la moglie e i figli, disse che era solo, che non aveva famiglia e così i soldati gli credettero. A lui gli misero delle catene ai polsi e lo rinchiusero nelle prigioni del palazzo della vicina città. Intanto la moglie e i figli non lo videro rientrare e si cominciarono a preoccupare. La mamma lo aspettò fuori dalla porta fino a tardi, ma del marito non c 'era traccia.
Pensò tutta la notte a quello che poteva fare per ritrovare il marito. Alla fine preparò poche cose e usci dalla capanna. Aveva deciso di andare a cercarlo. Raccomandò ai figli più grandi di stare attenti ai più piccoli, di non uscire dalla capanna e di non aprire a nessuno. E partì cercando di fare la strada che di solito faceva il marito con gli animali.
Camminò per ore e ore, poi lesse un cartello in cui era indicata la strada per il palazzo della città. Camminò ancora per un po' e finalmente lo vide: era grandissimo, con delle torri alte e merlate, tutto intorno ad un canale pieno d'acqua. Con forza e coraggio si avvicinò, trovò un passaggio nel canale e finalmente entrò dentro. Intanto i soldati andavano avanti e indietro portando i prigionieri che catturavano per le strade e portavano nelle prigioni sotterranee per far diventare soldati anche loro. Lei si nascondeva appena sentiva arrivare qualcuno. Riuscì a entrare dentro il castello e cominciò a entrare in tutte le stanze che incontrava, ma il marito non si vedeva.
A un certo punto vide tanti gradini che scendevano verso giù; decise di scendere quelle scale, e alla fine si apriva una grotta molto buia e fredda. Lì coricato a terra finalmente lo trovò. Si abbracciarono felici e lei lo aiutò a sollevarsi.
Uscirono in silenzio dalla grotta, ma un soldato armato l'aveva seguita e ora si trovava proprio davanti alle scale. I due rimasero pietrificati dalla paura. La fortuna volle che il soldato fosse uno di quelli buoni che appena poteva aiutava gli uomini a scappare per non farli diventare dei soldati di "guerra". Così li lasciò passare, non disse niente e con un cenno della mano gli indicò il passaggio segreto che li avrebbe portati fuori dal castello direttamente sulla pianura da dove potevano tornare alla loro capanna. Insieme tornarono a casa dove i bambini aspettavano con ansia il loro ritorno. Vissero felici per un lungo periodo di pace.
- ANNA -


IL CANESTRO PERFETTO
CARAVAGGIO
Tempo fa un signore di nome Michelangelo Merisi, che tutti chiamavano Caravaggio,
cominciò a dipingere un quadro: voleva rappresentare un cesto di frutta, ma ogni volta che credeva di averlo finito pensava che poteva fare di meglio e lo ricominciava da capo.
Dopo vari tentativi, una mattina uscì di casa e andò a comprare un cesto migliore di quello che aveva e tutta la frutta che gli serviva.
Così organizzò un tavolo e preparò tutto; ci volle un po' di tempo per trovare la posizione giusta, le luci e i colori adatti, ma alla fine ci riuscì e fu soddisfatto.


Cominciò a fare tanti dipinti e questo lo portò sempre più in alto e tutte le persone desideravano avere un suo dipinto. Il suo sogno si stava avverando: i suoi lavori piacevano alla gente perchè lui diventava ogni giorno più bravo. Le persone lo pagavano davvero tanto e i soldi che guadagnava gli spendeva  per comprare attrezzatura da pittura migliore di quella che aveva.
Intanto il dipinto della Canestra di frutta fu venduto sempre di più e tanto apprezzato . Molto felice Michelangelo Merisi detto Caravaggio, dipinse tante altre opere.
- FEDERICO -


LA CLASSE DI DANZA
DEGAS
In un grande salone di un antico palazzo, il signor Degas, un uomo elegante di circa cinquanta anni, decise di aprire una scuola di ballo per adulti e bambini. I preparativi per sistemare il locale durarono parecchi giorni e finalmente nel freddo mese di febbraio si aprirono le porte della scuola.
Il signor Degas era molto severo e la prima cosa che fece fu quella di stabilire le regole della scuola che tutti, grandi e bambini dovevano conoscere e rispettare.
Così le lezioni iniziarono: gli adulti con la danza classica, i ragazzi i balli spagnoli e i più piccoli, balli semplici e brevi. 

Dopo poche settimane il maestro Degas annunciò il giorno del saggio.
-Vi chiedo il massimo impegno, - Si raccomandò. Dobbiamo prepararci e allenarci a lungo per fare bella figura.-
Dopo lunghe ore di prove giunse finalmente il giorno tanto atteso; tutti i ballerini si presentarono puntuali per la consegna degli abiti. Gli spettatori arrivarono numerosi, ma purtroppo ci furono dei problemi. Le luci smisero improvvisamente di funzionare e così anche i microfoni e le casse. Un vero guaio, il saggio sembrava dover diventare un vero fiasco.
Ma il signor Degas non si perse d'animo. Mancava circa una mezzora all'inizio e lui corse fuori dalla scuola verso il negozio per la musica, dove cercò le musiche che gli  servivano e anche una vecchia radio che andava a batterie senza bisogno dell'elettricità.
Di corsa il maestro tornò nella scuola giusto in tempo per mettere la musica e far partire le danze. Andò tutto per il meglio; lo spettacolo era piaciuto a tutti e nessuno fece caso al fatto che la luce non ci fosse. La vecchia radio a batterie aveva salvato il saggio. Il maestro Degas era molto fiero della sua classe di ballo, per l'impegno e il rispetto che avevano dimostrato per la disciplina che lui aveva proposto.
- MATTIA -


IL VALOROSO GIORGIO
RAFFAELLO
Una mattina di primavera, Giorgio Cavaliere dell'ordine dei "Giusti", andava a cavallo verso il mercato del villaggio. D'improvviso sentì un urlo da oltre la collina.
- Oh, una damigella in pericolo,- pensò.
Incitò il cavallo e galoppando prese la strada verso la collina. Arrivò oltre la parte più alta e vide miss Clara indifesa aggredita dal cattivo drago della collina. Aveva il muso enorme e il naso rotondo , una coda lunga almeno due metri e delle ali simili a quelle di un pipistrello, solo un po' più grandi.
Giorgio scese subito dal cavallo, impugnò la spada e sferrò un colpo al drago che indietreggiò sorpreso da quell'attacco. In pochi minuti mise in salvo Clara e tornò all'attacco, ma il drago non c'era più, aveva aperto le ali ed era volato via.
Clara ringraziò tanto il suo salvatore che tornò a casa felice di aver potuto aiutare qualcuno, ma una volta a casa Giorgio non faceva che pensare al drago e a dove si era cacciato. Non vedeva l' ora che il sole sorgesse per andare a cercarlo.
Il mattino dopo, all’alba, montò a cavallo e s'incammino verso la collina e a metà strada arrivò fino alla palude: qui dovette lasciare il cavallo e proseguire a piedi.
Quando arrivò ai piedi della collina, prese un po' di fiato inghiottendo la saliva e iniziò la scalata a mani nude.Giunse fino all'ingresso di una caverna , si fermò per bere dell'acqua e mangiare almeno un po' di pancetta che si era portato dietro per nutrirsi e avere più forze.
Con un po' di paura, ma con tanta tenacia, si inoltrò nell'oscurità della caverna scavata nella parete della collina. Accese una fiaccola e lo spettacolo che si trovò davanti non fù certo molto bello: un mucchio di ossa, ma non solo. Li dentro c'era anche il drago. Giorgio non perse un solo attimo e gli si avventò contro salendogli in groppa. 

L'animale inferocito tentava di divincolarsi in ogni modo e lottando uscirono dalla caverna. Giorgio sulla schiena del drago cercava di non cadere reggendosi forte mentre il drago si agitava per farlo cadere giù. Il drago aprì le ali e si alzò in volo. Volarono fino al paesino e proprio quando furono sopra i tetti delle case, il drago con un movimento più deciso buttò giù Giorgio che arrivò a terra. Anche il drago poggiò a terra le sue zampe e il cavaliere ne approfittò per sferrargli un colpo dritto nel muso. Il drago indolenzito gli rispose con un morso, prima uno, poi un altro fino a quando Giorgio rimase a terra quasi senza vita. Per fortuna qualcuno aveva avvisato gli altri cavalieri dell'ordine dei Giusti, che preoccupati per Giorgio, lo avevano seguito su per la collina. Trovarono Giorgio svenuto e insanguinato, lo caricarono a cavallo e lo condussero nell'infermeria per curarlo. Il coraggio di Giorgio servì a catturare il drago che da anni minacciava i villaggi della collina. Eh si. Il drago stordito dai colpi che Giorgio gli aveva inflitto, se ne stava accovacciato a terra senza forze, così per i cavalieri fu un gioco catturarlo e rinchiuderlo nelle segrete del castello dove avrebbe trascorso gli anni senza più spaventare le persone.
- AURORA -


TEMPO FA...
BOTTICELLI
Tempo fa ai piedi di un grande monte, sorgeva un piccolo paese di provincia dove la vita scorreva tranquilla. In una casa in periferia viveva una famiglia semplice composta dal padre, dalla madre e da due figli, la più grande aveva dieci anni, il maschio circa otto. I due bambini non avevano mai conosciuto il nonno materno che era morto quando la loro mamma era ancora ragazza. 

Il nonno paterno non godeva di buona salute, già da giovane aveva avuto seri problemi al cuore. Una notte accadde l'impensabile per quei bambini tanto legati al nonno. Ricevettero una notizia sconcertante: il nonno stava morendo. La mamma svegliò la bambina dicendo che il nonno si era sentito male e uscì per andare da lui. La bambina non era una sciocca e aveva intuito che il nonno non stava semplicemente male. Erano le cinque del mattino, il giorno del  suo compleanno ; pochi minuti dopo il suono delle sirene si fece sempre più vicino. La bambina era stanca ma sveglia e aspettava il rientro della mamma. Quando lei tornò, non ci fu bisogno di parole, la sua faccia parlava chiaro: il nonno era morto. Lei dentro il suo cuore già lo sapeva. Non sapendo cosa pensare per consolarsi, cercava di ripetere a se stessa: ha smesso di soffrire. Un giorno forse ci rivedremmo.
Anche il fratellino fu informato della morte del nonno, e all'inizio sembrava non averla presa tanto male. Era solo l'inizio di un lungo periodo di ricordi, e sofferenze. Trascorrono i giorni, le settimane e i mesi e poi gli anni. La piccola sogna sempre di rivederlo, di riabbracciarlo e potergli dire ancora una volta – grazie per la persona che sei stata che ancora vivi dentro di me.
Sa che le persone a lei care, sono andate via, ma sono in Paradiso e spera di poterci andare anche lei per stare insieme a loro, per capire se veramente il paradiso è radiante come il sole, per capire se la felicità è vivere in eterno. In questi anni la bambina ha pianto, ha sofferto, è andata avanti cercando consolazione tra le persone che le stanno accanto. Ma per lei è importante andare avanti perchè quando si cade si cerca di rialzarsi sempre e reagire.
- GRAZIA -


ALLA RICERCA DELLA PACE
CARAVAGGIO- GAUGUIN
In un paese lontano in un villaggio di nome Kabul, un po' di tempo fa vivevano numerose  famiglie tutte con tanti figli. Vivevano felici, anche se non avevano tante ricchezze.

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Un giorno però arrivarono dei soldati che li minacciarono ordinandogli di rientrare in casa veloci. Ma non tutti obbedirono agli ordini. Due bambini entrarono nel mulino e si nascosero in mezzo al fieno. La macchina dei soldati era proprio lì davanti al mulino, bastava andare a prendere le armi che erano dentro.
- Vai,- disse uno di loro- Prendila e ce ne potremo scappare.
Ma l'altro bambino rispose:
- che fine faranno i nostri genitori?
- Non possiamo perdere tempo, fra un po' usciranno e se ci troveranno qui, sarà la fine.
All'improvviso da una casa uscì di corsa un bambino e i soldati lo seguirono.
A quel punto i bambini ne approfittarono, uscirono da dietro il mulino e corsero verso il bosco. Corsero per parecchio tempo, non sapevano dove stavano andando e quanta strada avevano fatto, ma arrivarono in un punto dove c'erano tanti rovi e grossi pezzi di legno. Era il posto giusto per costruire un riparo, una capanna. C'era freddo e cominciavano anche ad avere fame. Grazie a Dio c'era un albero di cachi e ne approfittarono. Non c'erano solo loro però, anche un nido di uccelli utilizzava quell'albero. Dopo si riposarono sotto quella piccola capanna che erano riusciti a costruire. La mattina si svegliarono molto presto, erano preoccupati di quello che stava succedendo alle loro famiglie, imprigionate dentro le loro case.

Risultati immagini per caravaggio decollazione di san giovanni malta Dovevano trovare qualcuno che li aiutasse, loro da soli non potevano salvarli.
Ma come fare ad avvisare le forze di PACE che stavano molto lontano da lì?
- Dei fumogeni. Dobbiamo trovare dei fumogeni per avvisarli. Solo cosi guadagneremo tempo.- Disse uno di loro. Cosi decisero di uscire dalla capanna e andare a esplorare un po' in giro, forse avrebbero trovato qualcosa. Mentre camminavano sotto il sole, una vocina li fece voltare.

- Cip..cip...cip... Era uno degli uccellini del nido sopra la pianta dei cachi.
- Cip ..Cip.. Cip..- Continuava insistente.
Allora i bambini capirono che l'uccellino l voleva dirli qualcosa o meglio indicare un percorso che li avrebbe portati dritti a trovare l'aiuto che cercavano.
I bambini lo seguirono mentre lui, felice di aiutarli continuava a cinguettare.
La strada era molto lunga, camminarono fino alla fine della giornata e finalmente arrivarono alla fine del bosco dove scorreva un lungo fiume. Avevano fame e si nutrirono di ciò che la natura gli dava. Mentre si riposavano per la fatica di quella camminata, sentirono in lontananza delle voci.
Si avvicinarono per sentire e vedere meglio. Non credevano ai loro occhi. Alcuni uomini gli venivano incontro. Erano arrivati all'accampamento dei Pacifisti che già da un po' avevano sentito il richiamo del cinguettio degli amici uccelli che spesso indicavano la strada a chi non la conosceva. I bambini spiegarono la situazione, salirono sulle macchine delle forze di pace e indicarono la strada verso il loro villaggio. Giunsero appena in tempo. I soldati stavano già caricando intere famiglie sui loro camion  per portarli chissà dove.
- Fermi!- urlò il Capo Pacifista. - Fate scendere donne uomini e bambini. Loro non andranno da nessuna parte. Ora saranno sotto la nostra protezione.-
I soldati, innervositi prima fecero tante storie, ma poi obbedirono. Riaprirono le sponde dei camion e piano piano tutte le famiglie scesero.
- Per fortuna sono tutti vivi.- Disse uno dei bambini.
- Si, giusto in tempo. - continuò l'altro.
Felici tornarono tutti nelle loro case . Da quel giorno il villaggio ogni tanto ospitava una nuova famiglia, quella degli uccellini. Loro non abbandonarono mai il nido sulla pianta dei cachi, perchè dovevano essere pronti per aiutare chi aveva bisogno di trovare la strada verso la PACE.
- SAMUELE -


IL VALORE DELL'AMICIZIA.
MONET
Un cane e un uomo, amici inseparabili, non avevano niente, erano talmente poveri che vivevano nella panchina di un parco di una grande città.
Risultati immagini per monetUn giorno il parco era molto affollato; I bambini giocavano, le mamme chiacchieravano, qualcuno correva, altri leggevano il giornale e  loro due sempre lì nella loro panchina a osservare tutto quello che succedeva intorno a loro. A un tratto l'uomo con lo sguardo verso l'alto guardava un aquilone che volava in cielo tenuto da un bambino. Quando si era voltato di nuovo verso il cane, questo non c'era più. Aveva cominciato a chiamarlo, una volta, due, tante volte, ma del cane non c'era traccia. Alcune persone che stavano nel parco, che lo conoscevano, si avvicinarono e lo aiutarono a cercare il cane. Girarono il parco in lungo e in largo, ma niente, il cane si era come volatilizzato. Passarono i giorni e le settimane e l'uomo ogni giorno aspettava il ritorno del suo amico. Intanto diventava sempre più triste, non sorrideva più, non mangiava e non riusciva a dormire senza la compagnia del suo cane. I visitatori del parco ogni giorno si avvicinavano cercando di tirarlo un po' su, gli offrivano qualcosa da mangiare, ma lui aveva perso la gioia di vivere. Un pomeriggio, di una bella giornata di sole, l'uomo se ne stava triste nella sua panchina quando davanti a lui passò una bella signora che teneva al guinzaglio un cane. L'uomo non poteva crederci, era proprio lui, il suo adorato amico.  Anche il cane appena fu davanti alla panchina si fermò e cominciò prima a guaire come se piangesse, poi ad abbaiare forte, quasi arrabbiato. L'uomo si alzò dalla panchina e si chinò verso il cane. Non credeva ai suoi occhi: era proprio lui, il suo caro amico.
Il cane diede uno strattone e la donna perse il guinzaglio; il cane cominciò a scodinzolare girando intorno al vecchio padrone senza smettere di fargli le feste. La donna non credeva ai suoi occhi: quel cane gli era stato regalato da un amico per il suo settantesimo compleanno e da quel giorno gli aveva dato tutte le cure necessarie e anche tanto amore.  Come era possibile che ora lui era felice di vedere un'altra persona che il cane sembrava conoscere bene?
- Il mio amico! Il mio amico, ripeteva l'uomo felice e il cane gli girava attorno festoso.
- Ma, veramente questo è il mio cane.- Disse la donna sconcertata.
- No signora, niente affatto. Lui è il mio amico, vede viviamo qui da un po', qui in questa panchina,- disse indicando il loro rifugio.
- No, ma questo cane è mio, mi è stato regalato da un mio amico esattamente un mese fa, il giorno del mio compleanno,- rispose la donna un po' arrabbiata.
A quelle parole l'uomo ebbe come un ricordo improvviso di quel pomeriggio al parco: una macchina scura, grossa e veloce che aveva visto andar via di corsa nella strada difronte al parco.
- Ora è tutto chiaro,- riprese l'uomo accarezzando il cane. - Qualcuno ti ha rapito per regalarti a un'altra persona. La cosa triste è che ora questa persona si è affezionata a te e soffrirà se tu andrai via da lei per tornare da me.- Proprio come ho sofferto io quando sei scomparso.
Il cane ascoltava il vecchio padrone come se capisse tutto; i suoi occhi erano lucidi, la sua coda scodinzolava, ma sembrava tanto triste.
- E ora cosa facciamo,- disse la donna preoccupata di perdere la sua nuova compagnia.
- Non lo so proprio,- disse l'uomo, però un'idea io l'avrei. Penso che possa andare bene per noi due e soprattutto per il cane,- continuò l'uomo.
- Sentiamo questa proposta!- Esclamò.
- Allora , poiché il cane si vede che è già affezionato a lei, e che lei lo tratta bene, potremo fare in modo che stia con entrambi.
- Come è possibile?  Noi non viviamo insieme, come faremmo?- Si lamentò la donna.
- Quindi. Facciamo così: la mattina quando lei esce per la spesa o per altro, il cane potrà stare con me e cosi anche lei è tranquilla. La sera poi ripassa a prenderlo e starà con lei per la cena e per la notte. La domenica e i giorni che può, lei viene qui al parco e lui potrà stare con entrambi,- Concluse l'uomo.
- Benissimo, mi pare proprio un'ottima idea, non potevamo pensare qualcosa di più adatto.
E così dal giorno dopo le loro vite  cambiarono, si dovevano entrambi prendere cura del cane, ciascuno con il proprio modo. L'unica cosa che entrambi volevano era che il cane fosse felice, nella sua panchina all'aperto con il vecchio padrone, e in una bella casa grande e comoda con la nuova padrona.Da quel giorno vissero tutti bene.
- GIOVANNA -


LA RAGAZZA DAI MAGICI POTERI NEL GIARDINO SEGRETO
TIZIANO- RENOIR
Marta era una bambina molto giudiziosa, sempre pronta ad aiutare il prossimo, ma anche ad ammettere i propri errori. Lei teneva tanto alla sua famiglia, per lei era la sua gioia più grande. Insomma la figlia che ogni mamma desidera avere.
Nei luoghi in cui Marta viveva, gli esseri umani non si stavano comportando proprio bene e così Dio decise di mettere fine al mondo spazzando via ogni cosa dalla faccia della terra. Una tempesta devastante giunse nel paese e lei, molto triste per ciò che stava accadendo, sollevò le braccia al cielo come se volesse parlare con Dio:

Risultati immagini per tiziano presentazione della vergine al tempio-Oh. Dio, è vero che noi esseri umani siamo un po' cattivi, ma dacci un’altra possibilità, possiamo migliorare.-
Dio ascoltò questa richiesta di Marta e le diede questa possibilità, le consegnò una clessidra: quella era la chiave per salvare il mondo, ma lei sarebbe dovuta essere la guardiana di quell'oggetto. Al termine di ogni settimana il suo compito era girare la clessidra e in quel momento tutti i litigi tra le persone, i battibecchi e i dispetti venivano cancellati. Nessuno si sarebbe ricordato più il motivo per cui aveva discusso con l'altro e la vita ricominciava serenamente. All'inizio della settimana, giorno dopo giorno ricominciavano le discussioni tra le persone, ma non c'era problema, arrivati al venerdì tutto finiva e il fine settimana in paese si viveva tranquilli.
La gelosia per questo potere di Marta, però, era dietro l'angolo. Qualcuno voleva possedere la clessidra per sentirsi potente e importante, non per avere un po' di pace.
Una sera mentre tornava a casa, Marta fu aggredita da due loschi individui che giunti alle sue spalle le tapparono la bocca impedendole di urlare. Lei riuscì con tutte le sue forze a liberarsi e l'unico modo per scampare al pericolo , era buttarsi in un pozzo che era proprio li davanti ai suoi occhi.
- Meglio la dentro, che tra le mani di questi due,- pensò e si lanciò.
Ruzzolò a lungo giù per il pozzo e già pensava di essere morta, ma in realtà fini la sua discesa in un meraviglioso campo pieno di bellissime rose rosa.
Rimase senza parole, e cominciò a camminare seguendo un sentiero, curiosa di sapere dove era finita. Il giardino era meraviglioso, colorato, profumato e allegro.

Risultati immagini per renoir ROSEScopri che era il giardino di una scuola e fu qui che incontrò due ragazzi che avevano più o meno la sua età: Rosalba, una ragazza speciale perchè nessuno come lei sapeva far crescere le rose, e Edoardo, un ragazzo timido arrivato in quella scuola da poco tempo.
Marta si presentò ai ragazzi e chiese i loro nomi. Tra i tre ci fu subito un'intesa.
Rosalba ed Edoardo erano curiosi di sapere perchè Marta si trovasse nel giardino della loro scuola. Marta un po' preoccupata raccontò la sua disavventura per colpa di quei due malviventi e spiegò anche la magia della clessidra.
- A proposito,- Continuò-, chissà cosa accadrà da venerdì nel mio villaggio. La clessidra va girata allo scoccare della mezzanotte del venerdì per far si che ci sia la pace. Ho fatto questa promessa e se non riuscirò a mantenerla sarà un vero disastro. A sentire quelle parole Rosalba rimase un po' turbata e si sentì colpita. Lei sapeva cosa significava avere in mano il potere di fare qualcosa di buono: far crescere meravigliose rose tutto l'anno, eleganti e profumate, era un dono che aveva da parecchio tempo. Per lei questa era una grande responsabilità perchè pensava sempre al giorno in cui questo non sarebbe stato più possibile e allora nessuno l'avrebbe più apprezzata e voluta bene.
-Ti capisco.- Disse Rosalba a Marta. E' un  peso avere su di se certe responsabilità e la tua è davvero molto grande. Vivere in pace nel tuo paese dipende da te, mi pare di aver capito!.
Marta dovette ammettere che la sua nuova amica aveva ragione, ma era stata lei a chiedere a Dio di ripensare alla sua idea di far finire il mondo. Lei amava la vita e tutto quello che esisteva e non poteva accettare che per la cattiveria degli uomini tutto dovesse finire. Era disposta a tenere fede all'impegno preso. Doveva in qualche modo tornare al paese prima di venerdì per girare la clessidra.
- Vi prego aiutatemi a tornare indietro. Devo raggiungere il paese al più presto.
- Certo, ti daremmo una mano.
Così presero la strada più veloce per raggiungere il punto da dove era arrivata. Marta correva dietro agli amici più che poteva. Raggiunsero il passaggio, e uno dietro l'altro si buttarono dentro il pozzo senza stare a pensarci tanto. In un attimo si ritrovarono al paese, magli abitanti erano violenti e aggressivi più che mai. La rabbia e la malvagità si erano impossessati dell'intera popolazione. Neanche la clessidra avrebbe potuto rimediare a questa situazione.
Marta, Rosalba ed Edoardo, si fermarono a riflettere e trovare una soluzione.
- Forse io potrei rallegrare il paese con le mie splendide rose. Mi impegnerò perchè crescano subito, prima della mezzanotte. Insieme al potere della clessidra forse potremmo salvare la situazione. - Propose Rosalba.
Sembrava una buona idea, valeva la pena tentare. Così fecero. Mancavano pochi minuti alla mezzanotte e in tutto il paese sbocciarono delle rose magnifiche che emanavano un profumo meraviglioso talmente dolce che respirandolo le persone sorridevano. Rosalba era veramente orgogliosa . Allo scoccare della mezzanotte Marta girò la clessidra e subito il male e la rabbia sembravano scappare dalle persone.
Aveva funzionato. Unendo i due poteri le due amiche erano riuscite a far tornare la serenità.
Rosalba era felice che il suo potere delle rose era stato utile e anche Marta era molto contenta per essere riuscita a rispettare il patto. Tutti erano più felici che mai.
Gli anni passarono veloci e le due amiche continuavano a usare i loro poteri per il bene dell'umanità. Rosalba ed Edoardo si sposarono e nacque una bambina, Winga. Marta divenne la sua madrina. E naturalmente la piccola aveva anche lei un potere, quello dell'amore.
- CHIARA  E  SOFIA -
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